Blumer Herbert
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- Bibliografia9
- Voci correlate
Autore: Carlo Gagliardi
Psicologo sociale e sociologo americano (1900-1987), formalizzatore della corrente dell’interazionismo simbolico che, ancorata al pensiero di George H. Mead, si è espressa nell’ambito della Chicago School. A lui si devono inoltre un approfondimento del concetto di massa, che molto ha influito sulla teoria della comunicazione, e l’avvio della sociologia del cinema.
Nel Dipartimento di sociologia dell’Università di Chicago fondato nel 1892 da Albion Small erano confluiti apporti diversi alla disciplina che andava sviluppandosi: in particolare dalla psicologia con William James e dalla filosofia con John Dewey e G. H. Mead. Il pragmatismo deweyano sarà trasposto in chiave sociologica da altri esponenti come William I. Thomas e Robert E. Park, ai quali fra il 1910 e il 1920 si uniranno Ellsworth Faris e Lewis Wirth. Fino al 1931 il principale punto di riferimento della Chicago School rimane G. H. Mead, che nelle sue lezioni (i libri saranno pubblicati postumi) getta le basi dell’interazionismo simbolico studiando i processi costitutivi e i significati della soggettività. In questo periodo il giovane B. è professore associato del Dipartimento.
Opere principali di H. B.: Movies and conduct, The Macmillan Co., New York 1933; con P. M. Hauser, Movies, delinquency, and crime, The Macmillan Co., New York 1933; Moulding of mass behavior through the motion picture, in "Publication of the American Sociological Society", 29 (1935); Collective Behavior, in McClung Lee A. (ed.), New outline of the principles of sociology, Barnes & Noble, New York 1946; Public opinion and public opinion polling, in Berelson B. - Janowitz M. (eds.), Reader in public opinion and communication, The Free Press of Glencoe, Glencoe (Il) 1953 (ed. orig. 1948); Psychological import of the human group, in Sherif M. - Wilson M. D. (eds.), Group relations at the crossroads, Harper & Bros, New York 1953; Symbolic interactionism: perspective and method, Prentice-Hall Inc., Englewood Cliffs (NJ) 1968.
Premesso che il comportamento sociale dell’uomo si esprime fondamentalmente per simboli, già nella coscienza dell’individuo (soggetto) l’io forma tanto il ‘sé’ quanto gli ‘altri’ (oggetto). Interazionismo simbolico è, secondo B., il "processo attraverso cui gli individui si rapportano, da un lato, al proprio modo di pensare e, dall’altro, a quello che presumono dell’altro da sé, svolgono attività di simbolizzazione, attribuendo significati, e scelgono il comportamento da seguire nella comunicazione". Cardini della teoria blumeriana sono dunque: 1) il significato, per cui l’uomo agisce nei confronti del prossimo in base all’attribuzione che ne ha dato; 2) il linguaggio, strumento che consente di identificare e negoziare il significato mediante dei simboli (nomenclatura, discorso, ecc.); 3) il pensiero, conversazione mentale o dialogo che modifica l’interpretazione individuale dei simboli facendo assumere un ruolo o immaginare differenti punti di vista.
Nel discostarsi sia dalla ‘folla’ di Le Bon (1895) sia dall’opposizione tra ‘folla’ e ‘pubblico’ di Tarde (1901), B. distingue la massa, che definisce "composizione eterogenea di individui anonimi tra i quali c’è interazione ma poca organizzazione", dal pubblico, qualificato come "gruppo di persone che affrontano un problema, mentalmente divise circa la soluzione, ma accomunate dall’apertura di un dibattito in vista della stessa" (1946). Come in Tarde, anche per B. soltanto nel ‘pubblico’ figurano caratteristiche utili alla formazione di un’opinione pubblica (1948).
Cruciale è inoltre il contributo di B. alla fondazione di una sociologia del cinema mediante due vaste indagini, pubblicate nella serie Cinema e gioventù (1933) che, promossa dal Motion Picture Research Council, era stata finanziata dal Payne Fund. Dalla prima (Movies and conduct) emerge come all’epoca il cinema inducesse tra i giovani, sostanzialmente, emozione, imitazione e desideri attraverso gli atteggiamenti, gli stili di vita e le mode veicolati dagli attori. La seconda indagine (Movies, delinquency, and crime) cerca di scoprire i nessi tra il cinema e la ‘devianza’ accertandoli in particolare nelle zone a bassa qualità della vita. La metodologia di B. è quella adottata dalla Scuola di Chicago nell’investigazione del comportamento umano: storie di vita, autobiografie, diari, studio di casi, interviste e, soprattutto, osservazione partecipante.
Nel Dipartimento di sociologia dell’Università di Chicago fondato nel 1892 da Albion Small erano confluiti apporti diversi alla disciplina che andava sviluppandosi: in particolare dalla psicologia con William James e dalla filosofia con John Dewey e G. H. Mead. Il pragmatismo deweyano sarà trasposto in chiave sociologica da altri esponenti come William I. Thomas e Robert E. Park, ai quali fra il 1910 e il 1920 si uniranno Ellsworth Faris e Lewis Wirth. Fino al 1931 il principale punto di riferimento della Chicago School rimane G. H. Mead, che nelle sue lezioni (i libri saranno pubblicati postumi) getta le basi dell’interazionismo simbolico studiando i processi costitutivi e i significati della soggettività. In questo periodo il giovane B. è professore associato del Dipartimento.
Opere principali di H. B.: Movies and conduct, The Macmillan Co., New York 1933; con P. M. Hauser, Movies, delinquency, and crime, The Macmillan Co., New York 1933; Moulding of mass behavior through the motion picture, in "Publication of the American Sociological Society", 29 (1935); Collective Behavior, in McClung Lee A. (ed.), New outline of the principles of sociology, Barnes & Noble, New York 1946; Public opinion and public opinion polling, in Berelson B. - Janowitz M. (eds.), Reader in public opinion and communication, The Free Press of Glencoe, Glencoe (Il) 1953 (ed. orig. 1948); Psychological import of the human group, in Sherif M. - Wilson M. D. (eds.), Group relations at the crossroads, Harper & Bros, New York 1953; Symbolic interactionism: perspective and method, Prentice-Hall Inc., Englewood Cliffs (NJ) 1968.
Premesso che il comportamento sociale dell’uomo si esprime fondamentalmente per simboli, già nella coscienza dell’individuo (soggetto) l’io forma tanto il ‘sé’ quanto gli ‘altri’ (oggetto). Interazionismo simbolico è, secondo B., il "processo attraverso cui gli individui si rapportano, da un lato, al proprio modo di pensare e, dall’altro, a quello che presumono dell’altro da sé, svolgono attività di simbolizzazione, attribuendo significati, e scelgono il comportamento da seguire nella comunicazione". Cardini della teoria blumeriana sono dunque: 1) il significato, per cui l’uomo agisce nei confronti del prossimo in base all’attribuzione che ne ha dato; 2) il linguaggio, strumento che consente di identificare e negoziare il significato mediante dei simboli (nomenclatura, discorso, ecc.); 3) il pensiero, conversazione mentale o dialogo che modifica l’interpretazione individuale dei simboli facendo assumere un ruolo o immaginare differenti punti di vista.
Nel discostarsi sia dalla ‘folla’ di Le Bon (1895) sia dall’opposizione tra ‘folla’ e ‘pubblico’ di Tarde (1901), B. distingue la massa, che definisce "composizione eterogenea di individui anonimi tra i quali c’è interazione ma poca organizzazione", dal pubblico, qualificato come "gruppo di persone che affrontano un problema, mentalmente divise circa la soluzione, ma accomunate dall’apertura di un dibattito in vista della stessa" (1946). Come in Tarde, anche per B. soltanto nel ‘pubblico’ figurano caratteristiche utili alla formazione di un’opinione pubblica (1948).
Cruciale è inoltre il contributo di B. alla fondazione di una sociologia del cinema mediante due vaste indagini, pubblicate nella serie Cinema e gioventù (1933) che, promossa dal Motion Picture Research Council, era stata finanziata dal Payne Fund. Dalla prima (Movies and conduct) emerge come all’epoca il cinema inducesse tra i giovani, sostanzialmente, emozione, imitazione e desideri attraverso gli atteggiamenti, gli stili di vita e le mode veicolati dagli attori. La seconda indagine (Movies, delinquency, and crime) cerca di scoprire i nessi tra il cinema e la ‘devianza’ accertandoli in particolare nelle zone a bassa qualità della vita. La metodologia di B. è quella adottata dalla Scuola di Chicago nell’investigazione del comportamento umano: storie di vita, autobiografie, diari, studio di casi, interviste e, soprattutto, osservazione partecipante.
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Bibliografia
- BARBERO AVANZINI B., L'interazionismo simbolico in BOVONE L. - ROVATI G., Sociologie micro, sociologie macro, Vita e Pensiero, Milano 1993.
- BLUMER Herbert, Movie and conduct: a payne fund study, Macmillan & Company, New York 1933.
- CIACCI Margherita, Interazionismo simbolico, Il Mulino, Bologna 1983.
- COMAZZI I., La sociologia del cinema di Herbert Blumer in «Comunicazioni sociali», 15 (1993) 4.
- LAUER Robert H. - HANDEL Warren H., Social psychology. The theory and application of symbolic interaction, Houghton Mifflin Company, Boston (MA) 1977.
- MAINES D. R. - MORRIONET T. J., On the breadth and relevance of Blumer's perspective. Introduction to his analysis of industrialization in BLUMER Herbert, Industrialization as an agent of social change. A critical analysis, Aldine de Gruyter, New York 1990.
- MELTZER Bernard N. - PETRAS John W. - REYNOLDS Larry T., L’interazionismo simbolico. Genesi, sviluppi e valutazione critica, Franco Angeli, Milano 1980.
- MONTI Ester, Le radici dell’interazionismo simbolico americano contemporaneo. Un primo approccio, Franco Angeli, Milano 1988.
- NELSON Lindsey D., Herbert Blumer' symbolic interactionism, University of Colorado, Boulder (CO) 1998.
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Note
Come citare questa voce
Gagliardi Carlo , Blumer Herbert, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (26/12/2024).
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